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“DNA Conchiglia Cattedrale” – Parco Ospedale San Martino, Belluno – 2003

(intervento critico in catalogo)

Non si devono rifiutare i nobili doni degli dei,

Quelli che essi stessi solo donano,

E nessuno può acquistare con la volontà (Iliade, 3, 65)

I luoghi della pace e della salute non hanno mai avuto necessità di difese turrite o di poderosi eserciti; hanno, però, bisogno di simboli e vessilli che ne ricordino perpetuamente la nobiltà.

Con questo intento, per celebrare la nobiltà di un luogo e perché essa si diffonda nel tempo, tre artisti fecondi e creativi, Flavio Da Rold, Gaetano Ricci e Giorgio Vazza (già presenti alla biennale di Venezia e che tra i loro non pochi meriti artistici hanno anche alle spalle un decennio d'organizzazione dei "Portici Inattuali" di Sitran) hanno issato, di fronte all'Ospedale di Belluno, un'elegante e leggera struttura ellittica, rappresentazione metaforica delle eliche del DNA, piantandola come bandiera simbolica della vita.

Un'opera impegnativa per il contesto e il significato, che nasconde, dietro l'apparente nuda semplicità della struttura, un complesso lavoro di ricerca, uno studio articolato, una filosofia artistica che condensa in sé tutti i linguaggi dell'arte: la scultura, l'architettura, la musica, la pittura e la poesia.

II corpo del loro sforzo artistico è l'annodarsi in altezza della struttura simbolo, la collocazione (de) crescente dei 21 elementi in rame distinti ciascuno da una lettera dell'alfabeto, lo scorrere ciclico dell'acqua dagli ultimi sette di questi elementi, come fossero le sette fonti (note) musicali, il tutto in una pensata sezione aurea definita dagli stessi componenti dell'opera.

Gli autori hanno avuto il coraggio e la capacità di portare, con il loro lavoro, una parola nuova, un respiro inedito, sintetizzando il valore simbolico e il messaggio artistico attraverso un'opera che è slancio dinamico, ordine spaziale, e fusione di linguaggi lineari, alfabetici e materici. Essi sono riusciti, così, a sposare le razionali geometriche delimitazioni degli spazi, e la precisione matematica, con la passione arbitraria, i sentimenti più delicati, insomma, con l'essenza irrazionale insita nella purezza dell'arte.

L'opera si caratterizza per la sensazione d'atemporalità che si espande nello spazio che la circonda, in cui la forma è parola dominante poiché è messaggio immediato che riassume e rende concreto l'estetica e il potere di comunicare.

Da Rold, Ricci e Vazza hanno perciò coscientemente giocato sull'avvolgersi spiraliforme della materia, sull'espansione dinamica, sui messaggi arcani, per creare un faro benevolo al peregrinare del viandante e della sua ombra.

È, dunque, l'opera di questi artisti, una nuova torre, orgogliosa e bella, simbolico usbergo al male, testimonianza dell'essere, giustamente collocata innanzi al luogo di difesa, per eccellenza, della nostra fragile vita.

(Erminio Mazzucco)